In
un’atmosfera densa, calda, ma frizzante per l’attesa, nel teatro comunale di
Palma Campania, lo scorso 23 giugno, alla presenza di un folto pubblico, il
Liceo Rosmini, ancora una volta, ha voluto dare prova della sua presenza sul
territorio con la rappresentazione di un lavoro teatrale, ideato, scritto e
curato dalle professoresse Maria Teresa Peluso e Michela Buonagura,
interpretato dagli allievi provenienti da tutti i corsi dello stesso liceo. Il
filo conduttore di questo lavoro inedito, come sempre, è una ricerca che parte
da un dialogo tra il passato, il periodo aragonese a Napoli, ed il presente con
tutta la precarietà della sua crisi. Per questo il passato è illuminato dai
riflettori della scena principale, mentre il presente con i suoi personaggi, i
giovani dei nostri tempi, è nella sala tra il pubblico in penombra. Il
presente, dunque, guarda, ascolta il passato per ricercare risposte alle
proprie difficoltà. Durante questo dialogo spicca per la leggiadria della sua
trama, anche una bellissima storia d’amore, quasi dimenticata, quella tra il re
Alfonso d’Aragona e Lucrezia d’Alagno, diafana madonna del dolce stil novo,
oppure passionale guerriera romantica per alcuni o addirittura fredda
calcolatrice per altri autori. Nel racconto di questa storia le autrici si rifanno
alla versione proposta da Benedetto Croce a cui aggiungono un pizzico di
fantasia quando immaginano i due amanti alla testa di un corteo di nobili, in
viaggio per trascorrere alcuni giorni di svago nel nostro paese, nello storico
palazzo aragonese del cui antico splendore è rimasto ben poco, dove il re amava
soggiornare dedicandosi allo sport da lui più amato, la caccia col falcone,
nella piana di Palma sede un tempo di ameni boschi. Tutta la scena si svolge
nell’androne del palazzo dove il popolo palmese aspetta l’arrivo dell’amato re,
è da questo androne dunque che il passato si presenta al pubblico del presente.
Ancora qui Lucrezia ed il re raccontano la loro storia d’amore, il loro primo
incontro, avvenuto il 23 giugno di sei secoli fa, il giorno della vigilia di
san Giovanni, durante la festa della Perdonanza, quando la giovane, con la
storica frase, avvinse a sé l’anziano re. Ancora da questo androne il passato
dialoga con i giovani del presente e li esorta all’amore per la propria terra e
a coltivare con esso il sogno di un riscatto sicuro, ma il momento più
esaltante è il quadro finale quando un giovane di oggi entra sulla scena ancora
calda cementando così la fusione tra passato e presente; infine il passato
offre uno sbocco ai giovani per non cedere ai trucchi del potere, l’unico
possibile, la cultura, che ancora una volta salverà l’umanità da se stessa.
Un
ringraziamento a Costantino Lombardo per i costumi e la scenografia e all’ins.
Maria Teresa Romano per la regia.
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