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La scrittura è uno strumento di conoscenza.
Fa luce dentro di te e rende chiaro qualcosa che prima era oscuro.

venerdì 29 aprile 2016

GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA: LA POESIA RESILIENTE

Le associazioni Terra di Palma, FIDAPA, Laboratorio Gulliver e Noi Siamo Innocenti, quest’anno hanno dedicato La Giornata Mondiale della Poesia alle liriche di artiste resilienti, donne che con la loro voce sfidano sia i semplici ostacoli del quotidiano sia quelli complessi del sistema politico internazionale, offrendo spiragli per superare disagi familiari, economici, sociali.
Le poete resilienti non si arrendono di fronte agli eventi negativi, ma utilizzano il magma del dolore trasfigurandolo in arte, ristrutturano le ferite con la parola, ricucendole con i versi. La loro poesia sprigiona una forza interiore che si oppone alla stasi dell’accidia, all’immobilismo della depressione, al determinismo traumatico e  invita a riappacificarsi con la vita, ad accettarne anche l’aspetto doloroso e a diventare leopardiane ginestre che spargono intorno il loro profumo.
La vita, contrassegnata con i suoi imprevisti da una transitorietà permanente, pone l’essere umano in una condizione di fragilità che compromette la sfera fisica e psichica. Di fronte alla precarietà del vivere quali le possibili soluzioni? Come scrivere il nostro futuro desiderabile? Diventando resilienti, imparando a  resistere ai nostri “cigni neri”, comportandoci come alcuni metalli che si piegano lievemente agli urti e poi tornano alla loro forma originaria, o come alcuni alberi che flettono i rami alla forza delle intemperie, per non venirne spezzati e, passata la tempesta, li svettano nuovamente verso l’alto. Noi non siamo metalli, né alberi. Facciamo tesoro dell’esperienza traumatica, cuciamo le ferite, diventiamo più forti, e riorganizziamo la nostra esistenza. La cucita della ferita diviene così arte, i punti di sutura ricami ad impreziosire la nostra anima, un po’ come avviene per i cocci dei vasi rotti saldati con l’oro mediante la tecnica del kintsugi. “Ripariamo” l’anima e acquistiamo una forma nuova, più pregiata, perché attraversata dal dolore, un’anima che parla con le sue ferite. Il cammino è personale, perché siamo unici e unico è il modo in cui viviamo le nostre esperienze; comuni e diversificati sono i mezzi che ci permettono di ritrovare l’equilibrio: la profondità degli affetti che abbiamo coltivato e i valori in cui crediamo.
Oggi più che mai è avvertita questa necessità. Viviamo in una società impazzita, che ha sostituito all’amore per la vita il desiderio di distruzione, e l’orrore è vissuto come normalità.
Contro la dilapidazione della società umana, può intervenire l’arte.
Se l’arte è prodotto dell’anima, risponde a un’urgenza del sé rispetto al sé, del sé rispetto al fuori in un particolare momento esperienziale e permette all’artista di rispondere agli urti del contingente diventando puro spirito, immateriale che il materiale non può lacerare, elaborando quegli urti in divenire, nel bello artistico, epifania della sua resilienza.
L’arte è la massima espressione della resilienza, solo l’arte può preservare la nostra humanitas, combattere contro tutto ciò che può ledere il sistema valoriale della società, i punti fermi che costituiscono il proprium del nostro essere humani, che ci distingue, in sostanza, dai non humani.
Michela Buonagura


Su Il Pappagallo 29/04/2016
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lunedì 18 aprile 2016

IL RIVOLUZIONARIO


 

Clic…clic…clic…

“M’INDIGNO!” “ PROTESTO!” scrisse in maiuscolo Vento Rosso e tanti, ma tanti approvarono con un “mi piace”.

A notte fonda spense il computer. Era distrutto.

Come stanca far la rivoluzione…

 

Michela Buonagura

venerdì 8 aprile 2016

STORIA DEL CORTEO STORICO ARAGONESE




Il Corteo Storico Aragonese nasce nell’anno 2004, da un’idea del preside prof. Biagio Peluso, allora Presidente dell’Ente Carnevale.
Fu lui, infatti, a proporne la creazione al Liceo “Antonio Rosmini” di Palma Campania, suggerendone la sfilata nell’ambito dei festeggiamenti del Carnevale Palmese.
Già da tempo, il Liceo, con il progetto Non solo coriandoli, realizzato inizialmente dalle prof.sse Peluso Concetta e Mariateresa e, successivamente, anche dalla prof.ssa Michela Buonagura, si interessava al recupero e allo studio della canzone d’occasione, per cui, affidare l’idea alle docenti non fu dettata dal caso, ma dalla ferma convinzione di consegnarla nelle mani giuste affinché potesse essere non solo coltivata nel migliore dei modi ma, soprattutto, anche trasmessa ai giovani per cementare ancora di più il senso di appartenenza alla propria terra, partecipando a un corteo che ricordava la presenza dei reali d’Aragona nel Piano di Palma.
Testimonia questo passato il palazzo aragonese in via Marconi, fino a poco tempo fa definito ducale, ma stando alle ultime ricerche documentate, da ridefinirsi “reale”, dal momento che è provato che i re aragonesi non solo vi dimoravano, ma vi esercitavano anche le specifiche funzioni pubbliche e amministrative, senza tralasciare l’esercizio della cacciagione per diporto. Il Piano di Palma era preferito soprattutto per la caccia col falcone, praticata dai sovrani aragonesi a partire dal re Alfonso I detto il Magnanimo (1452-58) e, successivamente, dai suoi eredi.
Il corteo storico rievoca, appunto, la presenza del re Alfonso I a Palma Campania, nel palazzo, la cui costruzione fu dallo stesso voluta e affidata verso la fine del xv sec. a Raimondo Orsini, conte di Nola e signore della Baronia di Palma e di Sarno, con tutto l’immaginario storico-antropologico che se ne possa ricavare.

Nelle sue prime edizioni il Corteo apriva le festività del Carnevale, con un singolare cerimoniale: in testa al Corteo Alfonso, affiancato dall'amata Lucrezia D’Alagno, tagliava il nastro di inizio delle festività, mentre tre paggi mostravano al popolo tre simboli importanti, portati su tre cuscini di velluto: il tamburello, lo strumento popolare della quadriglia; la bacchetta, simbolo del maestro di quadriglia; una chiave per il primo cittadino affinchè aprisse a tutti “nuove strade e bei giardini”. Infine, condotto da due nobili, in bella mostra, il bellissimo Palio ricamato, il dono più prezioso da consegnare alla quadriglia vincitrice. 


Dal 2004 ad oggi, tra mille difficoltà e interruzioni, la realizzazione del corteo è proseguita, nonostante l’idea iniziale di legarlo al Carnevale sia pian piano scemata, fino ad essere annullata, per il mancato sostegno dell’ Ente Carnevale, che ha preferito andare verso altre direzioni, depauperando la manifestazione carnascialesca del suo valore storico e sottraendo al Liceo l’evento legato alla canzone d’occasione che dal Liceo era partito ed era stato realizzato per diversi anni come studio e promozione della stessa.
In questi ultimi anni le docenti, sempre nell’ambito del progetto, hanno intrapreso altre strade, anche queste di notevole interesse.
Ricordiamo, a tal proposito, la scrittura e la realizzazione della rappresentazione teatrale Una bella historia d’amor, che ricorda l’amore tra Alfonso d’Aragona e Lucrezia D’Alagno, in cui le barriere tra passato e presente vengono abbattute, e lo studio antropologico Fuori e dentro il cerchio sulla presenza femminile nel carnevale palmese e sulle maestre di quadriglia.

Michela Buonagura e Maria Teresa Peluso

Michela Buonagura
Maria Teresa Peluso
  

Costantino Lombardo, il nostro costumista