Giovedì, 17 marzo, si è conclusa la
rassegna “Un libro sotto l’albero”, promossa dall'Assessora alla Cultura Elvira Franzese, con Monnezza
di Stato. Le Terre dei fuochi nell’Italia dei veleni. Presenti uno degli
autori, Paolo Chiariello, caporedattore Sky Tg24 e Ivo
Poggiani, attivista dell’associazione (R)esistenza Anticamorra.
L’ultima tappa del percorso ha visto protagonisti
gli studenti dell’I.S.I.S. “A. Rosmini”, che da sempre promuove l’educazione
alla legalità e alla salute.
Il dibattito, moderato da Angelo
Martino, si è svolto all’insegna di un grande interesse da parte degli studenti
su un argomento che tocca tutti, la distruzione della Campania infelix, martoriata e
violata dai rifiuti tossici provenienti dal Nord e smaltiti dal clan dei
Casalesi con la complicità delle istituzioni. Questa la ragione del titolo, in
cui il termine “monnezza” sta e per aggettivo e per sostantivo, dato che “lo
Stato ha avuto comportamenti non diversi da quelli del clan del casalesi o di
altri mafiosi”, ha dichiarato Chiariello, sottolineando il patto scellerato siglato tra questi
rapaci,
che fa “parlare non di camorra, ma di camorre”, ha aggiunto Ivo Poggiani, perché colpevoli dello
scempio sono i camorristi storici e i “camorristi con la cravatta”. I danni
sono drammatici, lo provano i dati scientifici. L’analisi sui decessi per neoplasie, il nesso di causalità tra questi e
il disastro ambientale sono un dato accertato. “Nelle Terre dei fuochi si registra un aumento dei tumori superiore a
quello di altri territori. Le sostanze interrate sono così cancerogene che
possono mutare anche il DNA” ha dichiarato, in diretta Skype, il
coautore prof. Antonio Giordano, famoso oncologo,
direttore e fondatore dello Sbarro
Institute for cancer Research and molecular medicine presso la Temple University di Philadelphia, e
professore ordinario di Anatomia e
istologia Patologica presso l’Università degli Studi di Siena. Il mortifero
legame rifiuti-salute era già stato segnalato nel 2004 dal ricercatore di Fisiologia Clinica del Cnr Alfredo Mazza
nella rivista Lancet, anche se si
trattava di un esame epidemiologico parziale sulla mortalità nel triangolo della morte, l’area compresa
tra Nola, Marigliano ed Acerra, ma non si era preso alcun provvedimento.
Neanche ora.
“Fino
a qualche tempo fa dominava un’informazione che tendeva a mettere la sordina
alla verità, ma grazie a tanti giovani, a esponenti della Chiesa, alle tante
mamme che davanti ai cortei di protesta espongono le foto dei loro morti, il
problema è stato portato in piazza”, rimarca Chiariello.
Al giornalista i
nostri giovani hanno posto domande che investivano anche la sfera emotiva in un crescendo di
entusiasmo che ha condotto ad argomentazioni interessanti. C’era la voglia di
sapere, di capire, la richiesta di risposte sul futuro possibile, l’atteggiamento
critico di chi chiede soluzioni a un genocidio che deve essere fermato.
La speranza che
possiamo riprenderci il futuro è nei giovani della (R)esistenza Anticamorra, che hanno lottato non solo contro
la camorra ma, per assurdo, contro lo Stato, che voleva fare di un terreno
fertilissimo una discarica. Ora questi giovani coltivano il primo terreno
agricolo confiscato alla Camorra in Campania, trasformato nella cooperativa sociale “Fondo Amato Lamberti Selva Lacandona di Chiaiano”, dove
producono falanghina DOC, ed educano cittadini di ogni età a prendersi cura del
proprio territorio.
Il futuro è nella denuncia e nell’impegno sociale di tutti, nel coraggio di agire e
pretendere la bonifica della nostra Terra.
Michela Buonagura
@diritti
riservati
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