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La scrittura è uno strumento di conoscenza.
Fa luce dentro di te e rende chiaro qualcosa che prima era oscuro.

giovedì 31 marzo 2022

Finché dura la saliva: l’arte del leccapiedi

 

In effetti quasi tutti sono in grado di eseguire in maniera non troppo penosa una leccata senza infamia e senza lode, basta dare libero corso alla propria predisposizione naturale. L'arte del leccapiedi è però un'altra cosa: richiede studio e allenamento. E molta disciplina. Solo con l'esercizio è possibile elevarsi dalle bassezze della leccata corriva, e soltanto quando la perseveranza lascia il posto alla fantasia si diviene veri maestri. Il complimento comune è merce dozzinale, cicaleggio meccanico senza senso né ragione, privo di ogni raffinatezza. Il lecchinaggio praticato come un'arte invece produce espressioni originali, peculiari, profondamente sentite: crea una forma. L'artista completo è duttile, poliedrico, sempre capace di sorprendere.

 

Bertolt Brecht, L'arte del leccapiedi in Il romanzo del tui, traduzione di Marco Federici Solari.

lunedì 28 marzo 2022

LE ULTIME PAROLE DI VIRGINIA WOOLF

 

Carissimo,

sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai, lo so. Vedi, non riesco neanche a scrivere come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.

V.

Queste sono le ultime parole di Virginia Woolf. Ha 59 anni. È la mattina del venerdì del 28 marzo 1941, si dirige verso il fiume Ouse, si riempie le tasche di due grossi sassi e si lascia annegare. Una fine tragica anticipata da altri tentativi di suicidio. Ha lasciato opere immortali. Nelle pagine finali del saggio Le tre ghinee Virginia Woolf si interrogava su un quesito dal valore immortale: “Come prevenire la guerra? ”. Una domanda che urgeva in quei giorni di inizio primavera del 1938, espressa tra la volontà di agire e un opprimente senso di impotenza.