Il “Gruppo Archeologico Terra di Palma” di Palma Campania, venerdi 26 maggio ha organizzato
e presentato presso la “Biblioteca Marilena Nappi” il romanzo “La
reliquia perduta” di Rosa Casalino, edito da Il mio libro nel 2020, relatrice la scrittrice Michela Buonagura, responsabile
della Biblioteca e letture ad opera dell’attrice Gabriela Maiello del Laboratorio
Gulliver.
La reliquia perduta è un
romanzo storico, ricco di avventure i cui protagonisti scoprono i propri valori. È il racconto
di coraggiosi e valorosi Cavalieri del
Sovrano Militare Ordine di Malta. Si susseguono nella narrazione episodi
storici che, tessuti con altri fantastici, danno vita ad un
romanzo che offre atti di eroismo, di profonda fede, di amore, di amicizia e
tanti spunti di riflessione.
Il romanzo di
Rosa Casalino è un romanzo storico che segue il filone degli ordini
cavallereschi. Gli
Ordini religiosi cavallereschi caratterizzarono la storia europea per diversi
secoli. Modificandosi e mutando nome e caratteristiche, perdurarono dal XII secolo
fino ai giorni nostri, tanto che ancora oggi il Sovrano Militare Ordine
Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, persa la sua vocazione militare, è un ordine
religioso della Santa Sede.
Ho fatto
cenno alla vocazione militare. Ebbene, può apparire un ossimoro storico, ma come tanti
di voi sanno, il cristianesimo, che per sua natura è avverso alla guerra e si
caratterizza come una religione della pace, non
mancò di sodalizi militari, e spesso si servì di una militia Christi al servizio della Cristianità ed
alla difesa dei suoi valori. Proprio questa mentalità fu la radice culturale dei diversi Ordini, veri e
propri eserciti di professionisti della guerra santa. Lo sfondo storico del romanzo di Rosa Casalino segue le
lotte del più antico tra gli ordini equestri nati nel medioevo, l’Ordine
Ospitaliero di San Giovanni.
Già dalla sua fondazione evidenziò un rapporto
privilegiato con l’Italia e in particolare con la repubblica marinara di
Amalfi.Non
è un caso se nei secoli successivi
avrebbe formalizzato quale propria insegna la croce ad otto punte a coda di rondine, simbolo della città.
La sua nascita risale agli anni intorno al 1050,
in quegli anni alcuni mercanti dell'antica repubblica marinara di Amalfi
ottennero il permesso di costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un
ospedale nel quale assistere i pellegrini.
Quella chiesa fu dedicata a San Giovanni Battista, perché
in quel sito, secondo la tradizione, un
angelo aveva annunciato il concepimento del Battista (o, secondo altri, sarebbe
avvenuto il suo martirio).
Lì nacque una comunità monastica “l'Ordine di San
Giovanni di Gerusalemme”, che si dedicava alla gestione dell'ospedale per
l'assistenza dei pellegrini in Terra Santa.
Tutti i Cavalieri erano religiosi, legati dai
tre voti monastici di Povertà, Castità e Obbedienza, adottarono come
insegna la croce amalfitana a otto punte che oltre a legarli alle loro origini
simboleggiava le beatitudini della fede. Lo stendardo era rosso, la croce
bianca, i mantelli neri.
Sulla Grande storia si innestano le vicende
personali dei suoi protagonisti, in un amalgama creativo di un’abile penna, con
colpi di scena che avvincono alla pagina fino al finale.
Ne La reliquia perduta Rosa ripercorre la
Grande storia, incasellando le vicende di alcuni membri dell’ordine dei cavalieri di San Giovanni, di Gerusalemme, di
Rodi e poi di Malta che tutti conosciamo come l'ordine dei cavalieri di Malta.
L’ambientazione storica della vicenda si
colloca tra Rodi Napoli e Malta dal 1522 al 1535, cioè negli anni in cui
l'offensiva turca nel Mediterraneo è particolarmente accesa. La copertina riporta Il palazzo dei cavalieri a Rodi, da dove prende le mosse la vicenda.
Fin dalle prime pagine del libro siamo
proiettati nell'ospitale, il grande ospedale costruito dai cavalieri, in una sala dove campeggiano il dipinto di San
Giovanni e la croce ottagona che è il simbolo dei cavalieri, e ci riporta il
motto di questi cavalieri, un motto latino: Tuitio Fidei
et Obsequium Pauperum "difesa della fede e aiuto ai poveri.
Nella reliquia perduta Rosa ripercorre la
Grande storia, incasellando le vicende di alcuni membri dell’ordine dei cavalieri di San Giovanni, di Gerusalemme, di
Rodi e poi di Malta che tutti conosciamo come l'ordine dei cavalieri di Malta.
Ci troviamo nell'isola di Rodi, dove l'ordine
si era trasferito sin dal 1310, proveniente prima da Cipro e prima ancora da
Gerusalemme. L’ambientazione storica della vicenda si
colloca tra Rodi, Napoli e Malta dal 1522 al 1535, cioè negli anni in cui
l'offensiva turca nel Mediterraneo è particolarmente accesa.
In nove capitoli l’autrice ci
accompagna attraverso le vicende familiari, le scelte personali di personaggi i
cui nomi sono accuratamente scelti.
Nel
1522 l’isola viene assediata dai Turchi, dopo quasi sei mesi di
resistenza gli Ospedalieri accettarono le condizioni del sultano Solimano il
Magnifico e abbandonarono l'isola. Sulle galee, in vece della bandiera
dell'Ordine sventolava l'immagine della Vergine Maria che teneva Gesù fra le
braccia, a voler indicare il tradimento da parte della cristianità che li aveva
abbandonati al proprio destino.
A
Rodi restavano i vincitori: gli Ottomani, con i loro 60.000 morti.
I Cavalieri, nei secoli seguenti, proseguono il loro pellegrinaggio per il
mediterraneo aggiungendo i nomi dei territori visitati.
I nostri si dirigono verso l’Italia e
precisamente a Napoli, dove incontrano il nobile Costanzo e vengono accolti in
un convento.
Rosa Casalino ci descrive lo scriptorium,
l’ambiente che nelle abbazie medievali era deputato alla copiatura dei testi:
un vero e proprio tempio della cultura dove silenzio e rigore imperavano,
all’interno del quale i monaci lavoravano alacremente per trascrivere a mano
enormi volumi per preservarli dall’oblio.
Con l’introduzione del personaggio di
Costanzo Rosa ci racconta una commovente storia d’amore e molto abilmente trova
occasione per parlarci dei pirati che assalivano le imbarcazioni e rapivano
anche le fanciulle decretandone un destino di schiave.
Nel 1500 la cattura dei cristiani ad opera
dei pirati barbareschi assunse proporzioni di un vero e proprio dramma. Ne è
testimonianza la nascita a Napoli della confraternita della Santa Maria della
Redenzione dei Captivi, ossia dei prigionieri.
Un’associazione caritativa che aveva il fine
di riscattare i cristiani fatti prigionieri, i captivi per l’appunto, nelle battaglie contro
i musulmani. Era, infatti, usanza offrire denaro per liberare gli sventurati
catturati, o da parte di parenti benestanti o, se di famiglia povera, grazie
all’aiuto di istituzioni caritatevoli.
Nel 1500 la cattura dei cristiani ad opera dei
pirati barbareschi assunse proporzioni di un vero e proprio dramma: in Italia i
pirati, dopo aver devastato le coste della Calabria, saccheggiarono Mergellina,
misero a ferro e a fuoco Ischia.
Poi occuparono Massa Lubrense e per molti
giorni la spogliarono di ogni bene: alla fine portarono via decine di donne e
uomini, che avrebbero venduto come schiavi in Tunisia, in Algeria, in Marocco
(le Terre dei Berberi, e da qui il termine “barbareschi”).
Ai parenti dei cristiani “captivi”,
prigionieri, veniva offerta da “sensali” barbareschi – si trattava di un vero e
proprio mercato – la possibilità di “comprare” i loro congiunti e di riportarli
in patria.
La pia congregazione si proponeva di
raccogliere il danaro necessario al riscatto per quei “captivi” i cui parenti
erano poveri. A pochi passi dal Conservatorio di San Pietro a Majella, sorge la
chiesa che ne portava il nome.
La reliquia perduta è un romanzo breve, ma
ricco di spunti storici, frutto di ricerca e approfondimento. Un libro che si
fa leggere con passione, che spinge a seguire i passi dei suoi personaggi.