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sabato 27 maggio 2023

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "LA RELIQUIA PERDUTA"

 

Il “Gruppo Archeologico Terra di Palma” di Palma Campania, venerdi 26 maggio ha organizzato e presentato presso la “Biblioteca Marilena Nappi” il romanzo “La reliquia perduta” di Rosa Casalino, edito da Il mio libro nel 2020, relatrice  la scrittrice Michela Buonagura, responsabile della Biblioteca e letture ad opera dell’attrice Gabriela Maiello del Laboratorio Gulliver.  

 


La reliquia perduta è un romanzo storico, ricco di avventure i cui protagonisti  scoprono i propri valori. È il racconto di  coraggiosi e valorosi Cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta. Si susseguono nella narrazione episodi storici  che, tessuti  con altri fantastici, danno vita ad un romanzo che offre atti di eroismo, di profonda fede, di amore, di amicizia e tanti  spunti di riflessione. 

 


 

Il romanzo di Rosa Casalino è un romanzo storico che segue il filone degli ordini cavallereschi. Gli Ordini religiosi cavallereschi caratterizzarono la storia europea per diversi secoli. Modificandosi e mutando nome e caratteristiche, perdurarono dal XII secolo fino ai giorni nostri, tanto che ancora oggi il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, persa la sua vocazione militare, è un ordine religioso della Santa Sede.

 


Ho fatto cenno alla vocazione militare. Ebbene, può apparire un ossimoro storico, ma come tanti di voi sanno, il cristianesimo, che per sua natura è avverso alla guerra e si caratterizza come una religione della pace, non mancò di sodalizi militari, e spesso si servì di una militia Christi al servizio della Cristianità ed alla difesa dei suoi valori. Proprio questa mentalità fu la radice culturale dei diversi Ordini, veri e propri eserciti di professionisti della guerra santa. Lo sfondo storico del romanzo di Rosa Casalino segue le lotte del più antico tra gli ordini equestri nati nel medioevo, l’Ordine Ospitaliero di San Giovanni. 

 


Già dalla sua fondazione evidenziò un rapporto privilegiato con l’Italia e in particolare con la repubblica marinara di Amalfi.Non è un caso se nei secoli successivi avrebbe formalizzato quale propria insegna la croce ad otto punte a coda di rondine, simbolo della città.

La  sua nascita risale agli anni intorno al 1050, in quegli anni alcuni mercanti dell'antica repubblica marinara di Amalfi ottennero il permesso di costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale nel quale assistere i pellegrini.

Quella chiesa fu dedicata a San Giovanni Battista, perché in quel sito, secondo la tradizione, un angelo aveva annunciato il concepimento del Battista (o, secondo altri, sarebbe avvenuto il suo martirio).

Lì nacque una comunità monastica “l'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme”, che si dedicava alla gestione dell'ospedale per l'assistenza dei pellegrini in Terra Santa. 

Tutti i Cavalieri erano religiosi, legati dai tre voti monastici di Povertà, Castità e Obbedienza, adottarono come insegna la croce amalfitana a otto punte che oltre a legarli alle loro origini simboleggiava le beatitudini della fede. Lo stendardo era rosso, la croce bianca, i mantelli neri.

Sulla Grande storia si innestano le vicende personali dei suoi protagonisti, in un amalgama creativo di un’abile penna, con colpi di scena che avvincono alla pagina fino al finale. 

 


Ne La reliquia perduta Rosa ripercorre la Grande storia, incasellando le vicende di alcuni membri dell’ordine dei cavalieri di San Giovanni, di Gerusalemme, di Rodi e poi di Malta che tutti conosciamo come l'ordine dei cavalieri di Malta.

 


L’ambientazione storica della vicenda si colloca tra Rodi Napoli e Malta dal 1522 al 1535, cioè negli anni in cui l'offensiva turca nel Mediterraneo è particolarmente accesa. La copertina riporta Il palazzo dei cavalieri a Rodi, da dove prende le mosse la vicenda.

 


Fin dalle prime pagine del libro siamo proiettati nell'ospitale, il grande ospedale costruito dai cavalieri,  in una sala dove campeggiano il dipinto di San Giovanni e la croce ottagona che è il simbolo dei cavalieri, e ci riporta il motto di questi cavalieri, un motto latino: Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum "difesa della fede e aiuto ai poveri.

Nella reliquia perduta Rosa ripercorre la Grande storia, incasellando le vicende di alcuni membri dell’ordine dei cavalieri di San Giovanni, di Gerusalemme, di Rodi e poi di Malta che tutti conosciamo come l'ordine dei cavalieri di Malta.

Ci troviamo nell'isola di Rodi, dove l'ordine si era trasferito sin dal 1310, proveniente prima da Cipro e prima ancora da Gerusalemme. L’ambientazione storica della vicenda si colloca tra Rodi, Napoli e Malta dal 1522 al 1535, cioè negli anni in cui l'offensiva turca nel Mediterraneo è particolarmente accesa.

In nove capitoli l’autrice ci accompagna attraverso le vicende familiari, le scelte personali di personaggi i cui nomi sono accuratamente scelti.

Nel 1522 l’isola viene assediata dai Turchi,  dopo quasi sei mesi di resistenza gli Ospedalieri accettarono le condizioni del sultano Solimano il Magnifico e abbandonarono l'isola. Sulle galee, in vece della bandiera dell'Ordine sventolava l'immagine della Vergine Maria che teneva Gesù fra le braccia, a voler indicare il tradimento da parte della cristianità che li aveva abbandonati al proprio destino.

A Rodi restavano i vincitori: gli Ottomani, con i loro 60.000 morti.
I Cavalieri, nei secoli seguenti, proseguono il loro pellegrinaggio per il mediterraneo aggiungendo i nomi dei territori visitati. 

I nostri si dirigono verso l’Italia e precisamente a Napoli, dove incontrano il nobile Costanzo e vengono accolti in un convento. 

 


Rosa Casalino ci descrive lo scriptorium, l’ambiente che nelle abbazie medievali era deputato alla copiatura dei testi: un vero e proprio tempio della cultura dove silenzio e rigore imperavano, all’interno del quale i monaci lavoravano alacremente per trascrivere a mano enormi volumi per preservarli dall’oblio.

Con l’introduzione del personaggio di Costanzo Rosa ci racconta una commovente storia d’amore e molto abilmente trova occasione per parlarci dei pirati che assalivano le imbarcazioni e rapivano anche le fanciulle decretandone un destino di schiave.

Nel 1500 la cattura dei cristiani ad opera dei pirati barbareschi assunse proporzioni di un vero e proprio dramma. Ne è testimonianza la nascita a Napoli della confraternita della Santa Maria della Redenzione dei Captivi, ossia dei prigionieri.

Un’associazione caritativa che aveva il fine di riscattare i cristiani fatti prigionieri, i captivi per l’appunto, nelle battaglie contro i musulmani. Era, infatti, usanza offrire denaro per liberare gli sventurati catturati, o da parte di parenti benestanti o, se di famiglia povera, grazie all’aiuto di istituzioni caritatevoli.

Nel 1500 la cattura dei cristiani ad opera dei pirati barbareschi assunse proporzioni di un vero e proprio dramma: in Italia i pirati, dopo aver devastato le coste della Calabria, saccheggiarono Mergellina, misero a ferro e a fuoco Ischia.

Poi occuparono Massa Lubrense e per molti giorni la spogliarono di ogni bene: alla fine portarono via decine di donne e uomini, che avrebbero venduto come schiavi in Tunisia, in Algeria, in Marocco (le Terre dei Berberi, e da qui il termine “barbareschi”).

Ai parenti dei cristiani “captivi”, prigionieri, veniva offerta da “sensali” barbareschi – si trattava di un vero e proprio mercato – la possibilità di “comprare” i loro congiunti e di riportarli in patria.

La pia congregazione si proponeva di raccogliere il danaro necessario al riscatto per quei “captivi” i cui parenti erano poveri. A pochi passi dal Conservatorio di San Pietro a Majella, sorge la chiesa che ne portava il nome.

La reliquia perduta è un romanzo breve, ma ricco di spunti storici, frutto di ricerca e approfondimento. Un libro che si fa leggere con passione, che spinge a seguire i passi dei suoi personaggi.  





Michela Buonagura