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giovedì 8 dicembre 2022

LA PROTESTA PER L'ALBERO DI NATALE

Nevicava da giorni e tutta la radura era coperta da una meravigliosa coltre bianca. I raggi del sole che filtravano tra gli alberi rilucevano in splendidi bagliori.

I primi fiocchi erano stati accolti con gioia, la lumachina Kaila si era tanto divertita a giocare con i suoi amici nelle corse di scivoloni, facendo a gara a chi arrivava prima al Grande Abete.
Ma durante la notte c’era stata una tormenta e la neve era scesa giù a più non posso, silenziosa e tenace.

Il Vecchio Saggio, il caro Allon, aveva dato l’allarme, aiutato da Campanella che era volata sulla radura per lanciare il tintinnio d’allarme.
«Dlondlon…Pericolo!...dlondlon…Pericolo!...dlandlan…Non uscite dalle tane! Siamo sommersi dalla neve!»
Ilak, il papà di Kaila, si era affacciato sull’uscio per capire la situazione.
«Siamo davvero sommersi! La neve ha raggiunto buona parte del tronco del Grande Abete. Brutto affare, gran brutto affare».
«È pericoloso papà?»
«Se stiamo qui buoni buoni, non ci accadrà nulla, bisogna aspettare che la neve si indurisca, ora è soffice come la panna e potremmo affondare o cadere in qualche buca».
«Stiamo tranquilli, stiamo qui al calduccio e non ci accadrà nulla», sorrise la sua mamma».
«Laki, abbiamo provviste a sufficienza?»
«Si, Ilak, non patiremo la fame e se avremo sete, berremo un po’ di neve».
Kaila guardò pensierosa i volti dei suoi genitori, non li aveva mai visti così preoccupati, non le sembrava un grande pericolo tutta quella neve, anzi, se proprio doveva essere sincera, le piaceva.
Si sporse anche lei un po’ sull’uscio per ammirare meglio lo spettacolo che aveva appena intravisto. 
 
 
 
Che meraviglia! Sembrava quasi una magia. Fino alla sera prima la Radura era ben visibile, picchiettata dai bei funghi colorati e dalle foglie cadute che oramai si avviavano a diventar tutt’uno con il terreno. Qua e là lucide bacche rosse occhieggiavano dai cespugli di rovi e c’era qualche fiocco che si dondolava dagli alberi o volteggiava carezzando una siepe.
Ora, invece, era tutto completamente bianco, di un bianco brillante, un bianco che mai aveva visto in un sasso in un fiore o in un animaletto.
“La neve ha un bianco eccezionale”, pensò tra sé.
Gli alberi ne erano interamente coperti, anche il Grande Abete aveva la cima bianca, completamente bianca.
Com’era maestoso. S’innalzava fino alle nuvole e sorvegliava tutta la Radura. Sui grandi rami accoglieva tanti uccellini e quando li sentiva cantare stormiva con gioia le foglie, facendole vibrare per accompagnare con la sua musica il loro canto.
 

 «Ma chi sono quelli, babbo?»
Aveva visto delle sagome nere avvicinarsi al Grande Abete, uno…due…tre…quattro…cinque…sei…sette…otto…nove…dieci!
«Sono dieci, babbo, li ho contati, ma chi sono?»
«Sono i boscaioli, Kaila, sono venuti per il taglio».
«Sono già qui? Sono arrivati anche con tutta questa neve?» esclamò Laki.
«Tra poco sarà Natale, mia cara, dimentichi?»
«Oh! Sono venuti a tagliare gli abeti!»
«E perché li tagliano? Che cosa orribile! Moriranno!»
Ora Kaila capiva il perché dei volti preoccupati dei suoi genitori. Non era solo per la neve e per le provviste. Era per il vecchio Abete! Come si poteva compiere una tale mostruosità? Dove si sarebbero ricoverati gli uccellini? Con questo freddo sarebbero certamente morti assiderati. Doveva assolutamente impedirlo.
 

«Mamma, non hai risposto alla mia domanda. Perché…dimmi, perché tagliano gli abeti?»

«Li vogliono per portarli nelle loro case, per renderle più belle per la festa del Natale. Li addobberanno di luci colorate, di palline trasparenti, di dolci profumati. Ai loro piedi adageranno tanti pacchetti misteriosi, i regali per i bambini, per le mamme e i papà, per gli amici. Natale è una festa molto importante, aspettano la nascita di Gesù Bambino».
«E chi è?»
«E’ il Bimbo che porterà la pace nel mondo e guiderà tutti verso il bene».
«Perché, gli umani sono cattivi?»
«Qualche volta sì, non apprezzano le cose belle della vita e pensano solo a diventare potenti e ad accumulare ricchezze».
«Non ho mai visto un umano, mamma, ma finora non ho mai sentito parlare bene di lui».
«Non devi aver paura, lui non si interessa a noi e poi, non ci sono solo umani cattivi, ci sono anche umani buoni, dolci e gentili».
«Quando ne incontrerò uno, spero tanto che sia gentile! Non come questi boscaioli che vogliono tagliare il vecchio Abete!»
«Noi lo impediremo. Andiamo da Campanello per chiamare tutti a raccolta. Il sole ha quasi disciolto la neve, potremo agire».


Campanello suonò a più non posso…dlon, dlon, dlon…e tutti uscirono dalle tane e si diressero verso la scuola. Il maestro era sull’uscio ad aspettare e quando li vide arrivare il suo viso si illuminò.
«Dobbiamo sbrigarci, dobbiamo impedire il taglio degli alberi o molti nostri amici moriranno. Seguitemi!»

Una lunga fila di animali si diresse verso la montagna. Le lepri erano le più veloci e precedevano tutti gli altri, poi c’era la famiglia dei lupi che avanzava guardinga, qualche orso procedeva a rilento, uccelli di ogni tipo volavano bassi, talpe, conigli selvatici, cerbiatti… Si erano svegliati proprio tutti dal letargo e, anche se ancora assonnati, erano decisi ad impedire il taglio degli alberi.

Gli animali più grossi si fecero avanti con aria minacciosa, mettendo in fuga la maggioranza dei boscaioli. I più piccoli cercarono in ogni modo di impedire che potessero prendere le armi e sterminarli tutti: si infilavano negli stivali, svolazzavano sul viso, pizzicavano le mani per bloccare ogni movimento.
I boscaioli, alla fine, dovettero arrendersi e far presto ritorno alle loro case.
Quando la montagna fu liberata della loro presenza, tutti gli animali fecero un cerchio d’amore intorno al grande Abete e tutti gli uccellini poterono ritornare nei loro nidi.
 
Michela Buonagura
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