IL TRIONFO DEL SESSO
(FEMMINILE)
Le triomphe du sexe è il titolo originale del pamphet
pubblicato nel 1749 dall’abate Joseph-Antoine-Toussaint Dinouart che, pur
provenendo da un lontano passato, è testimonianza di un pensiero sorprendentemente moderno sulla condizione femminile.
Un
ottimo spunto di riflessione per la Giornata Internazionale della donna.
L’autore al sostantivo sexe
non aggiunge alcun aggettivo, perché dal punto di vista lessicale, in quel tempo, il sesso in assoluto era quello debole, il
femminile.
L’abate Dinouart, pur consapevole di rischiare la scomunica,
non esitò ad affermare le sue tesi a favore delle donne, dimostrando, nei nove capitoli del volumetto, che la conclamata
inferiorità femminile era frutto di
un’interpretazione delle Sacre Scritture e delle Lettere di San Paolo, finalizzata
ad umiliare la donne e sottometterle.
Quanta saggezza! Il pamphet è rivolto agli uomini che travisano
le leggi divine per rendere schiava la donna. Dio l’ha creata uguale all’uomo,
con le medesime qualità intellettive. Tuttavia, gli uomini, specie i più
dissoluti denigrano le donne, perché si sentono soggiogati dal loro fascino,
una condizione che rifiutano e cercano di nascondere. Aggiunge anche che rispetto
e pudore valgano non solo per la donna, ma soprattutto per l’uomo.
Dio creò l’uomo e la
donna con le stesse facoltà e virtù, non fece nessuna distinzione fra le due anime, per
cui l’uomo non ha nessun diritto di prevaricare su un altro Essere spirituale.
La differenza è solo sessuale.
Questa eguaglianza perfetta li unisce in un amore reciproco, perché
godano insieme le dolcezze di una
piacevole collaborazione, sostiene l’abate, confortato da Crisostomo.
Neanche il peccato originale ha annullato la parità.
Dio
impose il divieto del frutto proibito ad Adamo, non ad Eva, la quale è
ignara della proibizione divina, per cui, quando coglie il frutto, irretita dal
serpente, è incolpevole.
Tuttavia Adamo fa ricadere ogni colpa su Eva, al punto da suscitare contro di lei un odio
che si protrae nei secoli e che ancora spinge gli uomini ad accusare le donne e
a sottometterle.
Rifacendosi al concetto della dipendenza civile espressa in
San Paolo, Dinouart sostiene che questa sottomissione è limitata ai doveri e agli
impegni del matrimonio, che ne fa una medesima persona in un medesimo corpo.
Sono due uguali. La donna non è la serva, ma la compagna. L’uomo è sottomesso alla donna, come lei è
sottomessa all’uomo.
Procedendo su questa linea, l’autore difende ad oltranza il
sesso femminile e condanna non solo i teologi, ma anche l’ingiustizia delle leggi umane, che concedono all’uomo ogni diritto
sulla donna e sul corpo delle donne. Un vero abuso, sostiene il Dinouart.
Quanto tempo è passato dal 1794, quando all’età di
trentacinque anni pubblicò la sua opera? Troppi! A dimostrazione di quanta
ignoranza è continuata per secoli nei confronti della donna, manipolata ed
usata da una società maschilista, che l’ha confinata in cerchio/recinto, per liberarla quando serviva.